Eileen Gray, la donna che mandò fuori di testa Le Corbusier
Charles Eduard Jeanneret Gris – conosciuto in tutto il mondo con lo pseudonimo di Le Corbusier – a me non è mai piaciuto. Nè quando ero studente di architettura, né adesso, 20 anni dopo.
Sì, va bene, è la figura più importante dell’architettura del XX secolo, ma a me non è mai andato a genio.
Tra le sue tante foto, sui libri di architettura, se ne trova una che lo ritrae mentre dipinge nudo qualcosa su un muro.
Quando vidi quella foto per la prima volta mi chiesi come si fosse procurato quella cicatrice enorme che aveva sulla gamba destra, scoprii poi che a provocargliela era stata l’elica di una barca mentre nuotava, ma non scoprii che cosa stesse dipingendo e perchè fosse nudo.
Nessun libro spiegava il perchè di quel gesto.
Che stesse dipingendo, non ci piove, ma che stesse violando le pareti di una casa progettata da una donna, nessuno, sui libri, ce lo racconta; anzi, la casa è spesso stata attribuita all’amante di lei, Jean Badovici (descritto come allievo del grande maestro), o addirittura a Le Corbusier stesso.
La donna in questione era Eileen Gray, e i muri erano quelli della famosa casa E-1027, progettata da Gray, con la collaborazione di Badovici, per le strutture.
Oggi Eileen Gray (nata in Irlanda nel 1878) è riconosciuta come pittrice, designer di grande talento (autrice di pezzi storici), e che si distinse ad inizio novecento nell’arte della lacca creando pannelli, separé, complementi d’arredo bellissimi.
Agli inizi fu difficile però farsi notare, la critica inizialmente sembrava non accorgersi di questa giovane donna che tentava di farsi strada in un ambiente perlopiù maschile. La svolta avvenne quando nel 1919 fu chiamata a decorare il salotto di Suzanne Talbot, celebrità della moda parigina del tempo: disegnò tutto, gli arredi, i pannelli laccati, le luci. Il salotto Talbot ancora oggi è considerato uno degli esempi più significativi nella storia della decorazione anni ’20.
Dopo quel successo incominciarono a notarla le grandi personalità dell’architettura del tempo, tra cui anche Le Corbusier.
Eileen lo conosce tramite Jean Badovici, anche lui architetto, che fu il suo amante; sono proprio Le Corbusier e Badovici a credere nelle sue potenzialità e a spingerla verso l’architettura. Per la realizzazione del suo primo progetto, Eileen incomincia a studiare architettura con l’aiuto del compagno e di Adrienne Gòrska (una delle prime donne laureate in architettura in Francia) ed incomincia a lavorare, nel 1924, al progetto di quella che diventerà uno dei manifesti dell’architettura moderna: la E-1027 a Cap Martin.
E-1027: E sta per Eileen, il 10 è la J di Jean (la decima lettera dell’alfabeto), il 2 è la B di Badovici e il 7 è la G di Gray … una vera e propria dedica d’amore a Badovici.
Lavorò al progetto intensamente e seguì con estrema cura il cantiere per oltre 3 anni. Gray era una donna indipendente, diceva che “anche nella casa più piccola uno deve potersi sentire solo, completamente solo”. Il progetto di E-1027 rispecchiava questo bisogno di isolamento e libertà. Eileen aveva calcolato tutto: i percorsi, i gesti, le abitudini. Aveva disegnato con amore anche i mobili (famossissime ancora oggi la poltrona Bibendum e il tavolino E-1027), le luci, e scelto i colori: il bianco e i colori chiarissimi su tutte le pareti.
Sembra che Le Corbusier avesse apprezzato moltissimo il progetto, sembra…
Sì perchè questo progetto parve scatenargli una vera e propria ossessione, fino al punto di spingerlo a costruire lui stesso una casa per vacanze e poi il famoso Cabanon (il suo piccolo rifugio estivo). Tutto bene, direte voi … certo, a parte che la casa era dietro a quella di Eileen, e il Cabanon era talmente appiccicato alla E-1027 da violarne quasi la privacy.
Badovici e Gray si lasciano. Nel 1938 lui, ormai rimasto solo, invita l’amico Le Corbusier a casa sua, e lì succede il fattaccio. Il grande artista architetto non si trattiene dal dover esprimere la sua arte e decide di dare un “tocco di colore” a tutto quel bianco, dipingendo non uno, ma otto sgargianti murales. Lo fa completamente nudo (ecco la famosa fotografia!).
E, dulcis in fundo, i disegni dei murales sono assolutamente sessisti in quanto ironizzano sulla bisessualità, dichiarata e molto aperta, di Eileen.
Beatriz Colomina, storica dell’architettura, lo interpreta quasi come un caso psichiatrico: pare che “Le Corbusier voglia marcare il territorio, come un cane che fa la pipì agli angoli della strada, voglia far prevalere la sua figura cancellando quella di lei, riempiendo un salotto bianco con dei disegni colorati, mettendo la sua firma in uno spazio che non gli appartiene“.
Eileen la prende malissimo, ovviamente. Rimane sconvolta, lo definisce un atto valdalico e, dopo quell’episodio non metterà mai più piede nella sua casa. E quell’episodio contribuirà sia a far sì che la storia si dimentichi di lei come autrice primaria del progetto e sia che lei si ritiri pian piano dalla vita pubblica.
Le Corbusier non si scusò mai, né pensò di far rimuovere i murales. Anzi, ne andava ben orgoglioso: nel 1948 quando tornò per fotografarli pare che disse che “esplodevano da muri tristi e opachi, dove nient’altro stava accadendo”.
La Casa fu abbandonata per moltissimi anni, bombardata durante la guerra, passata attraverso molti proprietari, strapazzata dai vandali, ma finalmente ristrutturata nel 2015. L’anno dopo esce nelle sale The Price of Desire, film della regista irlandese Mary McGuckian ambientato proprio nella E-1027, nel quale la regista irlandese racconta nei dettagli proprio il tema della rivalità tra Le Corbusier e Gray.
Ci è voluto un film per raccontare a tutti questa storia e per restituire a Eileen Gray tutto il merito di un progetto meraviglioso, e per mettere in luce tutto il coraggio e la bravura di essere stata artista, designer e architetta in un periodo dove era tutt’altro che facile per una donna esprimere il proprio talento.
Ah, dimenticavo … Le Corbusier morì nel 1965 mentre nuotava, a pochissima distanza dalla E-1027.
(E.N.)
fotografie:
1_Le Corbusier dipinge nudo le pareti della E-1027
2_Il salotto della Maison Talbot, con il famoso divano “Piroga” completamente laccato
3_Le Corbusier, Eileen e Badovici
4_Il fronte della E-1027 ristrutturato
5_L’interno, foto d’epoca
6_A sinistra le poltrone Bibendum e a destra il tavolino E-1027
7_Vista dal terrazzo della casa
8_La casa, vista dal mare
Per avere una visione completa della casa, rimandiamo al bellissimo sito Friends of E-1027