Madre Francesca Cabrini, protettrice dei migranti
Adesso che, a quanto pare, troppi italiani schifano i migranti, vale la pena di ricordare i tempi in cui gli schifati eravamo noi. Ci chiamavano dagos, dallo spagnolo Diego (o forse dalla frase storpiata “we get paid by the day or we go”: gli scaricatori la ripetevano ai comandanti delle navi i quali spesso, dopo averli fatti lavorare per una settimana a caricare la stiva, se la filavano di notte lasciandoli a bocca asciutta); goombah, dal napoletano cumpà, compare; guinea, cioè africano; wog, faccia nera; greaseball, palla di brillantina; wop, che forse deriva da guappo, ma suona analogo a…puttana! Insomma, ci giudicavano assai poco decorosi e attraenti. E non avevano tutti i torti, visto il rapido espandersi della mafia, per cui fu prontamente coniato l’acronimo Mothers And Fathers Italian Association. Persino il Ku Klux Klan si distrasse un attimo dall’odio verso i neri per dedicarsi agli immigrati italiani. Insomma, in questo clima di profondo disprezzo e segregazione arrivò nel 1889 suor Francesca Cabrini. Era accompagnata da alcune consorelle della piccola congregazione che aveva da poco fondato, le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù.
Francesca era nata nel 1850 a S. Angelo lodigiano (ora profondo nord leghista!), in una famiglia modesta e numerosa di agricoltori. Dopo essersi diplomata maestra ed aver diretto un piccolo orfanatrofio femminile, prese i voti. Ma non era affatto contenta. Infatti aveva, mi si passi il termine, la fissazione di fare la missionaria. In Cina. Tant’è vero che aveva aggiunto al suo nome quello di (san Francesco) Saverio, il gesuita evangelizzatore dell’Oriente. Dopo molti tentativi, l’ obiettivo fu centrato a metà: papa Leone XIII approvò la vocazione missionaria ma si impose a Francesca con parole chiare: “Non a Oriente, Cabrini, a Occidente!”. E fece bene. In America le suore tirarono fuori grandi talenti come organizzatrici, infermiere, assistenti sociali, ed anche, come si direbbe ora, di fundraising: riuscivano a convincere anche chi non era molto ricco e neppure molto religioso a ‘cacciare soldi’ per le opere di carità. Case, ospedali, scuole si moltiplicarono e diffusero in tutta l’America e anche in Europa. Madre Cabrini era infaticabile: viaggiava in continuazione da una sponda all’altra dell’Atlantico e attraversò addirittura le Ande a dorso di mulo per arrivare in Argentina.
Come testimoniano i suoi scritti, l’ottica delle missionarie non era soltanto assistenziale ma profondamente educativa. Cercavano di ridare dignità agli emigranti, di rinforzarli nella loro identità ma anche di integrarli nella società americana. E, in tal modo, dissolvevano i pregiudizi e favorivano l’accoglienza da parte di quest’ultima. Insomma, erano interculturali ante litteram. Per questo, la Congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore ha continuato ad espandersi nel mondo anche dopo la scomparsa di Francesca Cabrini nel 1917 a Chicago. Ella è stata proclamata santa nel 1946 e in seguito Patrona universale degli Emigranti. La festa liturgica cade il 22 dicembre.
Madre Cabrini fa parte, con don Bosco, della nutrita schiera dei ‘santi sociali’, che hanno messo al primo posto la carità. Soprattutto, ha dimostrato che anche nelle condizioni più difficili lo spirito solidale e fiducioso promuove enormemente le capacità di riscatto. Il suo messaggio ha permeato anche la cultura laica, soprattutto nella città di adozione, Chicago. Negli anni ’40 del secolo scorso le autorità costruirono alla periferia nord una serie di edifici pubblici denominati Cabrini Green Houses. L’esperimento non fu felice perché negli anni il quartiere si degradò e divenne sede di spaccio e violenza. Tuttavia, al Cabrini Green trascorse l’infanzia il sociologo Richard Sennett, uno degli intellettuali forse più critici nei confronti del neo-capitalismo e più sensibile ai valori della solidarietà, che narra la sua esperienza in un libro il cui titolo è già un programma: “Rispetto. La dignità umana in un mondo di diseguali”. Ai nostri giorni ci sarebbe davvero molto bisogno di Madre Cabrini e della sua pietas. Forse per questo una anonima credente ha lasciato, su un banco del Santuario di Nostra Signora di Lampedusa, questa preghiera che ho ritrovato e trascrivo.
Madre Francesca Cabrini,
sei la più dolce dei santi:
la protettrice dei migranti.
Madre Francesca Cabrini,
che aiutasti gli italiani:
oh, soccorri bangla e africani.
Madre Francesca Cabrini,
buona santa protettrice:
manda la nave salvatrice.
Madre Francesca Cabrini,
t’imploriamo umilmente:
non far morire questa gente.
Madre Francesca Cabrini,
degli haters odiatori:
ti preghiamo tocca i cuori.
RIFERIMENTI
Chi è Madre Cabrini?
https://www.youtube.com/watch?v=utehUZvWI6w
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/francesca-saverio-cabrini/
http://www.wishaw.50megs.com/_/Italian_American_Racism.html
M.P.