La storia di Gerda e Lili
Quando nel 2016 uscì il film “The Danish Girl” ispirato alla vita di Lili Elbe (Lili Ilse Elvenes), la prima donna transessuale di cui abbiamo notizia per quel che riguarda l’essersi sottoposta ad un intervento di riassegnazione di sesso (nel 1930), e di Gerda Wegener, vale a dire della donna che fu sua moglie e compagna capace di amore incondizionato per tutta la vita, mi venne naturalmente la necessità di approfondire la loro storia dopo che per tanto tempo ne avevo sentito solo parlare.
Io, donna transessuale operatasi nel 2012 a 51 anni, avevo avuto al mio fianco, come persona più importante della mia vita durante la transizione, una donna che mi aveva aiutata nel mio venire al mondo, così come Gerda aveva fatto con Einar Wegener/Lili.
Avevo sperimentato direttamente nella mia esistenza la potenza meravigliosa e stupefacente di cui è capace la relazione tra donne anticonformiste, non convenzionali, fuori dal coro, ed in particolare avevo ricevuto, in quanto donna transessuale, tutta la generosità, la sensibilità, l’amore incondizionato di cui è capace una donna biologica che mi aveva aiutata a tirare fuori la persona che ero veramente: Gerda aveva aiutato Lili ad emergere attraverso il suo amore, la sua arte e i suoi quadri; io ero stata aiutata da un’estetista che tirava fuori dal mio corpo ciò che si poteva sintonizzare con la mia mente.
Sempre nel 2016 leggo una bellissima recensione della più grande mostra di opere mai esposte di Gerda presso il Museo di Arte Moderna Arken a Copenaghen; questa recensione è curata da Elena Merli, una ragazza di Treviso che vive e lavora in Danimarca come guida specializzata in storia dell’arte. Prendo contatto con Elena per visitare con lei (la sua agenzia si chiama A Spasso con Elena) i luoghi della città che hanno ispirato la vita di Gerda e Lili nonché il film.
Nel 2017 incontro con lei Nikolaj Pors, il massimo studioso di Lili e Gerda, consulente per il film “The Danish Girl, cocuratore della mostra all’Arken, così come autore di una biografia imponente su di loro di prossima (si spera) pubblicazione. Da Pors e da Elena Merli traggo gli elementi per una conoscenza più profonda e reale di Gerda e Lili. Il catalogo della mostra diventa il primo strumento concreto per iniziare ad immergermi nella loro storia.
Gerda Gottlieb nasce ad Hammelev in Danimarca nel 1885. Frequenta da quando aveva 17 anni l’Accademia Reale di Belle Arti a Copenaghen dove incontra Einar Wegener, nato a Vejle nel 1882, e lo sposa nel 1904 a 19 anni. Non dobbiamo farci fuorviare dal film “The Danish Girl” di Tom Hooper e dall’omonimo romanzo di David Ebershoff nei quali sembra che la scoperta della transessualità di Lili sia qualcosa che avviene soltanto in modo quasi casuale dopo che Gerda utilizza Einar come modella.
Allo stesso modo non dobbiamo nemmeno pensare che la loro relazione sia qualcosa in cui la crescente transessualità di Lili mette alla prova l’amore di Gerda, come se all’inizio il loro fosse il classico matrimonio “etero” che viene sconvolto dal cambiamento di Einar. Il loro matrimonio è invece in realtà uno straordinario ombrello protettivo reciproco del loro essere persone “diverse”: Gerda in quanto donna e artista moderna, non convenzionale, bisessuale; Einar in quanto donna transessuale e “Lili” da sempre in modo latente.
Per riuscire a vivere più facilmente questa loro relazione, Gerda e Lili dal 1912 fuggono da una Copenaghen ancora provinciale e opprimente nella quale Einar/Lili correva il rischio di essere internata in cliniche psichiatriche con una diagnosi di schizofrenia, ed emigrano stabilmente a Parigi, almeno fino al 1929, cioè l’anno prima dell’inizio dei vari interventi a cui si sottopose Lili per la riassegnazione di sesso.
Nei primi decenni del Novecento Parigi era, assieme alla Berlino precedente al nazismo, la capitale della trasgressione e della possibilità di vivere liberamente la propria identità e orientamento sessuali non etero-normati. Qui Lili inizia a vivere sempre di più come donna anche al di fuori dei quadri di Gerda, così come Gerda (assieme in quel periodo a Tamara de Lempicka) diventa un’icona di artista femminile che promuove una donna moderna, sicura di sé, spregiudicata, una garçonne che seduce per piacere innanzitutto a se stessa e non in funzione di un uomo. Le sue opere parigine comprendono molte scene di amore lesbico.
La stessa Lili diventa, nei quadri di Gerda, un’icona di seduzione enigmatica e capace di evocare un’identità femminile talmente profonda da non avere nemmeno bisogno di una rappresentazione corporea e sessuale diretta dei propri genitali. Che la relazione tra Gerda e Lili fosse uno straordinario ombrello protettivo per entrambe lo dimostra, purtroppo, anche l’insieme delle vicende sfortunate e infauste che caratterizzano la loro esistenza quando si separano praticamente per sempre, come se una non potesse in realtà vivere senza la vicinanza e la protezione dell’altra.
L’avvenuto cambiamento di sesso di Einar/Lili nel 1930 comporta automaticamente lo scioglimento legale del loro matrimonio. Nel febbraio del 1931 avviene la loro ultima esibizione artistica pubblica.
Il 2 marzo del 1931 Gerda sposa un ufficiale italiano: Ferdinando Porta, e lo segue per alcuni anni in Marocco (per divorziare poi nel 1936). Che una donna come Gerda faccia una scelta di vita di questo tipo così antitetica alla precedente (almeno in apparenza) riesco a spiegarmelo, indipendentemente dalle ragioni affettive, erotiche, sentimentali, essenzialmente come un bisogno di fuggire da qualcosa che provoca dolore.
Nel frattempo, il 13 settembre del 1931, Lili muore a Dresda (dove viene sepolta) per le conseguenze di un ultimo intervento: vale la pena ricordare che, anche a causa delle scarse conoscenze di allora sulle complicanze degli interventi chirurgici, Lili volle tentare un trapianto pure degli organi riproduttivi femminili. Sarà proprio il tentativo del loro trapianto a determinarne la morte.
Gerda ritorna a vivere a Copenaghen in una camera in affitto in Vesterbrogade nel 1938 e muore il 20 luglio del 1940 malata, povera e sola, nell’ospedale di Frederiksberg. Gerda viene sepolta nel cimitero di Solbjerg a Frederiksberg con una concessione trentacinquennale. Elena verifica che nel 1975 la sua tomba viene rimossa perché nessuno la rinnovò. Di Gerda si torna a parlare nel 2000, 60 anni dopo la sua morte, quando viene pubblicato il libro di Ebershoff, e la sua più grande esposizione di opere avviene nel 2015, quando esce anche il film di Tom Hooper.
Nel 2016 una donna transessuale italiana, Neviana Calzolari, si reca in visita nei posti e nei luoghi di Copenaghen che hanno segnato la vita di Gerda e Lili, come omaggio e in onore della loro testimonianza di amore incondizionato e di coraggio, e ad esse è ispirato il suo libro “Copenaghen Punto Zero. La vita tra due morti.”, uscito per Giovane Holden Edizioni nel settembre del 2018.
È questo quindi il motivo per cui è importante recuperare il loro ricordo, la loro memoria: è la possibilità che a dare un senso concreto alla propria esistenza sia il coraggio di essere e diventare se stesse; coraggio tanto più favorito dall’altro coraggio di mettersi in gioco in una relazione capace di amore reciproco incondizionato. (N.C.)
Fonti:
Elena Merli, sito e blog di A Spasso con Elena
Catalogo Mostra di Gerda Wegener, Museo Arken
Nikolaj Pors, conversazione presso la Biblioteca Nazionale di Copenaghen sulla loro biografia
L’autrice Neviana Calzolari ha scritto “Copenaghen punto zero. La vita tra due morti” pubblicato da Giovane Holden Edizioni il settembre scorso. Dal testo è stato tratto un bellissimo spettacolo teatrale Copenaghen punto Zero regia di Christian Caiumi e interpretato dalla bravissima Donatella Allegro.