La storia straordinaria di Phiona Mutesi, la regina di Katwe
Mira Nair è una regista indiana. La conosciamo quasi tutte e abbiamo visto molti suoi film perché sono diventati famosi, in alcuni casi, un cult. Il suo primo lungometraggio è stato Salaam Bombay!. Un successo che ha vinto la Camera d’Oro e il premio del pubblico al Festival di Cannes nel 1988, oltre ad aver ricevuto una nomination agli Oscar. Il film seguente, Mississippi Masala, una storia d’amore tra una giovane indiana e un afro-americano, ha ottenuto tre premi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1991. Poi nel 1995, ha girato La famiglia Perez, con Anjelica Huston e Alfred Molina; e nel 2001 il suo film Monsoon Wedding – Matrimonio indiano, storia di un caotico matrimonio indiano panjabi, è stato un grande successo e ha vinto un Leone d’Oro alla Mostra di Venezia. E per ultimo ricordo La fiera della vanità (Vanity Fair), altro film molto visto e conosciuto.
Ma in poche e pochi ci si è imbattute nel suo Queen of Katwe, un film bellissimo del 2016 basato sul libro La regina bambina di Tim Crothers, incentrato sulla vita di Phiona Mutesi, un prodigio degli scacchi ugandese che ha ricevuto il titolo Candidato Maestro FIDE Femminile per le sue prestazioni alle Olimpiadi degli scacchi del 2012. Sono andata a rivedermelo, perché in questi giorni Netflix sta passando una miniserie “La regina degli scacchi” che sta riscuotendo molto successo. Una serie basata su un romanzo di Walter Tevis, il cui titolo originale è The Queen’s Gambit cioè “gambetto di donna”: un’apertura degli scacchi che consiste nell’offerta di un pedone sul lato di donna della scacchiera al giocatore avversario, che è anche un gioco di parole (significa infatti la strategia della regina) per indicare la capacità di affermazione della protagonista in un mondo incentrato sulla figura maschile. Ma la storia su Netfllix è inventata. Il film di Mira invece è una storia incredibile, vera, concreta, che dà una gioia vibrante, vivace, ma al contempo discreta. Un film che quando una donna lo guarda (ma anche qualsiasi uomo) non può che esclamare: posso fare qualsiasi cosa. Perché se Phiona ha fatto questo, anche io posso realizzare i miei sogni.
Il cast è completamente e stupendamente nero, con due bravissime protagoniste femminili una delle quali Lupita Nyong’o ha vinto un Oscar come attrice non protagonista in “Dodici anni schiavo”. Il film si svolge in un luogo raramente rappresentato nel cinema narrativo. Mira Nair è in grado di mostrarci qualcosa di nuovo e di parlare di persone che vivono in povertà, mentre osa gentilmente non parlare di povertà. Molto brava. Film intenso, profondo e delicato. Lo slum ugandese in cui Mutesi ha appreso la differenza tra una torre e una regina non è stato ricreato su un palcoscenico di Hollywood. È stato girato sul posto.
La giovane Phiona Mutesi è nata a Kampala nel 1996, in una baraccopoli chiamata Katwe insieme alla madre vedova, Harriet, la sorella maggiore Night e due fratelli minori, Brian e il neonato Richard; Phiona all’età di nove anni non sa né leggere né scrivere e ha abbandonato la scuola per aiutare la madre a vendere il mais bollito in città, portando una casseruola sulla sua testa. Un pomeriggio segue di nascosto suo fratello maggiore Brian e lo vede entrare in una veranda polverosa per giocare a qualcosa che non ha mai visto, e trova quelle figure bellissime. Vedendo tutti quei ragazzini assorti si chiede: “Cosa potrebbe rendere tutti questi ragazzi così silenziosi?‘” Dice Phiona in un’intervista “li ho visti giocare felici ed entusiasti e volevo anche io essere così felice.” E’ così che incontra un missionario ugandese, Robert Katende, che le insegna a giocare a scacchi. Uno sport così estraneo al paese ugandese che non esiste neppure la parola che lo indichi.
Quando si dice che ognuno di noi può fare la differenza…. Robert oltre a fare l’allenatore di calcio, insegna ai bambini in un centro locale. Per lui gli scacchi non sono uno sport, ma un mezzo educativo. Come il vero sport poi in fondo dovrebbe essere. E’ un piccolo grande uomo, con un cuore pari solo alla sua umanità e intelligenza. Incuriosita dall’arguzia che questo gioco richiede, Phiona ne apprende le nozioni e in poco tempo diventa la migliore giocatrice del gruppo. Anzi, in soli quattro anni diventerà una campionessa internazionale di scacchi.
La sua famiglia è poverissima e viene sfrattata dopo che Phiona dà i soldi destinati al pagamento dell’affitto a una persona che porti Brian ferito in un incidente in ospedale. La sua casa era una stanza di 10 piedi x 10 piedi, senza finestre e un tetto di lamiera, così fatiscente che ogni temporale inondava la baracca. Conteneva poco più di una pentola, una piccola stufa a carbone, una teiera, uno spazzolino da denti consunto, uno specchio rotto, una Bibbia e due materassi ammuffiti su cui tutta la famiglia poteva dormire.
I servizi igienici negli slum sono praticamente inesistenti e durante la stagione delle piogge il villaggio viene regolarmente allagato con acque reflue grezze, con i residenti che dormono sui loro tetti per evitare di annegare. Se sei nato a Katwe, è probabile che morirai a Katwe. Phiona ha rischiato due volte. E’ quasi morta due volte a causa di malattie che non sono mai state diagnosticate, probabilmente legate alla malaria.
Per questo è incredibile, proprio perché è vera, vedere la scena nel film in cui Phiona partecipa a un torneo internazionale in Sudan, vincendolo. Poi, a soli 14 anni, va alle Olimpiadi degli scacchi del 2010 in Russia, dove purtroppo perde contro l’avversaria canadese, Dina Kagramanov.
Phiona disperata per la sconfitta subita in Russia mediterà di non giocare più ma, con il sostegno di Robert e dei suoi concittadini, riprenderà non solo a giocare a scacchi, ma anche a studiare. Parteciperà al Campionato Nazionale di Scacchi di Rwabushenyi, vincendo e accedendo così alle Olimpiadi del 2012 in Turchia. Phiona è divenuta Candidata Maestro FIDE Femminile, che è il titolo più alto che può essere raggiunto da chi gioca a scacchi. Nel 2012 è stato pubblicato il libro ispirato alla sua vita e Phiona ha potuto comprare una casa in campagna per la sua famiglia. Questo non è solo un film. Racconta di una vita.
Racconta di una “scacchista” tra le più brave che ci siano state. Per me, che non misuro il successo solo con la tecnica o le vittorie, della più talentuosa scacchista in assoluto. Nata in una baraccopoli. Analfabeta. Ma geniale. Phiona Mutesi, la regina di Katwe che vendeva il mais. (R.F.)