Donne etere ed eteree che hanno fatto la storia
In uno dei miei libri preferiti, Il Simposio, dialogo platonico sull’amore, Diotima è maestra di Socrate che educa il giovane filosofo al concetto di Eros. Diotima era una filosofa. Una grande filosofa se pensiamo che Socrate qui è il suo discente. Eppure…. qualcuna o qualcuno ha forse studiato Diotima a scuola? No. Tuttavia Socrate lo ricordiamo tutti. E non certo perché scrisse molti libri tramandati sino a noi, poiché, come ben sappiamo, trasmetteva oralmente il suo sapere (o non sapere, come diceva lui). La verità è che delle donne filosofe non si parla mai. Delle donne non si parla mai. Anche quando insegnano agli uomini a diventare grandi uomini. Pur se sono o erano nanos gigantum humeris insidientes [Nani sulle spalle di giganti], donne che vedevano oltre e più avanti, altri e più ampi orizzonti, perché issatesi da sole più in alto della loro stessa altezza.
Come Nicarete di Megara, che secondo Diogene Laerzio, avrebbe avuto una relazione adulterina col suo maestro Stilpone; insomma, se non siamo amanti di qualcuno perché parlarne? Arete, divenne celebre come figlia di Aristippo, ovviamente, e non come Arete di Cirene. La nostra filosofa, per poter filosofare in libertà, dovette scegliere la professione di etera o, come si direbbe oggi, di escort.
La sua biografia inizia sempre con: era figlia di Aristippo, amico di Socrate e madre di Aristippo il Giovane. Una riga e già tre uomini. Che se pure è vero che suo padre fondò la scuola filosofica di Cirene, di stampo Platonico ma poi dedita all’edonismo, lei gli succedette nella conduzione. Vi immaginate una donna che nel IV secolo A.C. dirige una scuola di filosofi? Ebbene la nostra dimenticata Arete scrisse circa quaranta libri (purtroppo andati persi come la maggior parte di quelli prodotti in quel tempo). E pensare che secondo recenti studi ispirò più di 110 filosofi uomini! Era così importante che il figlio, Aristippo il giovane, venne soprannominato… “discepolo della madre”. Non cosa di poco conto!
Pure Nicarete non l’ho studiata. Anche lei greca, visse nel IV sec. A.C.. Ebbe accesso agli studi perché di nobile famiglia e apparteneva alla Mega Scuola, da cui Nicarete la Megarica. Eppure, Diogene di Laerzio la ricorda soprattutto come “la cortigiana”, inteso oggi come prostituta ma messo giù meglio. Cosa che, lo vedremo, non era vera. Erano tante queste donne. Non solo greche.
Pamphila, ad esempio, fu una storica e filosofa di epoca neroniana. Di lei sappiamo grazie a un lessico bizantino del X secolo e a Fozio, il patriarca di Costantinopoli del secolo IX, prototipo degli eruditi, la cui Biblioteca Storica è stata preziosissima per le notizie su testi e autori perduti dalla tradizione manoscritta. Pamphila era autrice, sempre secondo il lessico bizantino, di Note Storiche, di una Epitoma di Ctesia (ovvero un riassunto dell’opera del grande etnografo di epoca ellenistica), di Epitomi di Storie e di Altri Libri, di un’opera Sulle Controversie e di una Sui piaceri sessuali.
Un’altra illustre filosofa fu Iparchia la cinica. Nata in Maronia, vicino alla Tracia orientale minacciò di uccidersi se non le fosse stato consentito di sposare il filosofo cinico Cratete di Tebe. Lei voleva fare filosofia e vivere in quell’ambiente, non voleva fare la moglie però. I filosofi, ora come allora, facevano una vita raminga, che lei preferì a quella di donna di casa. Diceva che odiava fare il telaio…. ! Infatti scrive: «Io, Ipparchia, non scelsi opere di donne dalle ampie vesti,ma la dura vita dei cinici,non ebbi scialli ornati di fibbie,né alte calzature orientali,né retine splendenti nei capelli,ma una bisaccia col bastone,compagna di viaggio e adatta alla mia vita,e una coperta per giaciglio.”
Leonzia l’epicurea, filosofa che frequentava il giardino di Epicuro, coraggiosa pensatrice, che osò addirittura attaccare il grande Teofrasto. E a quei tempi era un bel rischio….. ricordate la fine di Ipazia? Leonzia se l’è cavata prendendosi della cortigiana (che qui ha proprio il sapore dell’offesa), un giudizio non fondato ma scritto e divulgato misoginicamente per sceditarla. Fatto sta che Cicerone la fa passare così alla storia: «Ma persino una cortigianella da quattro soldi come Leonzia non si è peritata di attaccare per iscritto Teofrasto? È vero che sapeva parlare con cognizione di causa ed in perfetto stile classico, ma era sempre una cortigiana! Ecco a che punto di spudoratezza è giunto il giardino di Epicuro!» (Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, I 93).
E’ comunque palese che allora come facevi ad accedere alla cultura se non come cortigiana? Un’etera per la precisione, figura facilmente assimilabile alla prostituta, ma molto molto diversa. Si trattava di donne sofisticate e colte che costituivano l’unica tipologia femminile che poteva realmente dirsi indipendente, a volte riuscendo anche ad esercitare un’influenza notevole sui personaggi pubblici di una certa rilevanza tra quelli frequentati. Non erano semplici prostitute che vendevano il loro corpo per denaro, le pornai; potevano essere delle compagne occasionali, compagne per lunghissimo tempo; potevano uscire a loro piacimento, avere una vita pubblica, coltivare libere frequentazioni e prender parte attivamente ai Simposi maschili, dai quali le donne erano invece generalmente escluse, dove il loro parere veniva accolto e rispettato da tutti gli uomini senza discussione alcuna.
D’altronde,Era un’etera pure Aspasia. Di Mileto, vissuta attorno al 400 a.C. circa e fu amante e compagna del politico ateniese Pericle. Aspasia, ferrata filosofa, retorica prese parte attiva alla vita pubblica di Atene nell’età classica. Secondo Plutarco la sua casa divenne un centro intellettuale al punto da attrarre i più noti scrittori e pensatori, tra i quali Socrate al quale pare abbia insegnato il famoso “metodo socratico”, cioè la maieutica. Scusate se è poco. Era così conosciuta da essere menzionata negli scritti di Platone, Aristofane, Senofonte e altri.
Eravamo un esercito ma nessuno ci conosce. Timycha, moglie di Myllias di Crotone; Philtis figlia di Teofrio di Crotone; Byndacis, sorella di Ocellus e Occillus, Lucani; Chilonis, figlia di Chilone lo Spartano. Cratesiclea la Spartana, sposa di Cleanore lo Spartano; Theano, la sposa di Brontino da Metaponto; Myia, la sposa di Milone di Crotone; Lasthenia dell’Arcadia. Abrotelia, figlia di Abrotele di Taranto; Echecratia di Fliunte; Tyrsenis da Sibari; Pisirrhonde da Taranto; Nisleadysa da Sparta; Bryo l’Argiva; Babelyma l’Argiva e Cleachma, la sorella di Autocharidas lo Spartano erano tutte illustri filosofe pitagoriche.
Last, but not least, Temistoclea la pitagorica! Chi era costei? La lista di donne colte, influenti e pensatrici è davvero lunga. Incredibilmente, se si calcola che nella società greca la donna era confinata tra le mura domestiche e che per godere di pubblica notorietà la donna doveva essere una cortigiana: lo sforzo che hanno fatto queste pensatrici per potersi affermare. Voglio finire quindi con Temistoclea, sacerdotessa di Delfi che, secondo leggenda, è passata alla storia come la sacerdotessa che baciò Pitagora trasmettendogli, per stretta volontà della divinità stessa, proprietà che lo resero superiore. Secondo fonti superstiti, Temistoclea di Pitagora era nientemeno che l’ insegnante. Veniva chiamata anche Aristoclea, o Theoclea . Aristosseno riporta che Pitagora ha ottenuto la maggior parte delle sue dottrine morali proprio dalla sacerdotessa di Delfi. E anche Porfirio (233-305 d.C.) afferma che Pitagora stesso diceva di aver appreso quanto insegnava da Aristoclea a Delfi.
Che altro dire. Avremmo avuto il teorema o la tavola pitagorica? Nane, sulle spalle di giganti. Non dimenticatevelo mai!
Fonti:
Pamphila, la “filosofa erotica” Note alla Mulierum philosopharum historia di Gilles Ménage (Gilles Ménage, Storia delle donne filosofe, trad.it. Alessia Parolotto, Ombrecorte, Verona 2016)