Kate Marsden: l’incredibile traversata transiberiana alla ricerca di un’erba curativa. E non in treno!
Kate nasce a Edmonton, Londra, il 13 Maggio 1859. È la più piccola di 8 figli. Le sue sorelle si preparano a diventare giovani signore educate come si confà alle ragazze del tempo ma Kate fatica da subito a sopportare l’autorità, disprezza il ricamo e soprattutto preferisce arrampicarsi sugli alberi. Quando lei ha 14 anni, e suo padre muore, tutta la famiglia si ritrova improvvisamente in povertà e sia lei che i suoi fratelli devono lasciare la scuola e fare ciascuno la sua parte. Kate spera di imparare il mestiere di infermiera, ma non trova ospedale che l’accetti perché è troppo giovane. Solo a 17 anni l’ospedale religioso di Tottenham la prende come tirocinante.
Kate è desiderosa di imparare quel mestiere e pronta a ogni sacrificio. Non ha dubbi, quella è la sua strada. Con sua grande sorpresa viene scelta per una missione in Bulgaria tra i feriti della guerra russo-turca. Qui per la prima volta si imbatte in due lebbrosi. Sono considerati dei derelitti, vengono emarginati, e conservano poco di umano. Kate ne resta molto colpita. La lebbra allora era una malattia incurabile che mieteva vittime in tutta Europa e i malati venivano scacciati e isolati. Giura a se stessa che dedicherà a loro tutta la sua vita e che troverà come aiutarli. E così farà, diventando un’infermiera globetrotter!
Completati gli studi in Inghilterra, trova lavoro al Westminster Hospital prima e poi alla Liverpool Convalescent Home e nel 1885 accetta il ruolo di infermiera capo all’ospedale di Wellington. In ospedale dimostra subito la sua intraprendenza: istruisce le nuove leve, gestisce con mano ferma le infermiere e istituisce la St. John’s Ambulance Brigade per il primo soccorso. Ma curare i lebbrosi le resta il suo più grande desiderio. Parte per una missione nelle Hawaii, poi si reca a fare l’infermiera in Nuova Zelanda. Nel 1889, tornata dalla Terra dei Kiwi, si rimette in viaggio per San Pietroburgo. Lì si accorge che la lebbra è ancora un problema da affrontare, anche laggiù.
E se cominciasse proprio da lì? Con l’appoggio della zarina, decide così d’intraprendere un viaggio di ricerca per raccogliere informazioni sulle possibili cure a questo flagello. A Parigi incontra Louis Pasteur che però la scoraggia: no, neanche lui non ha trovato un vaccino. Decide di proseguire per l’Egitto, cui seguiranno la Palestina, Cipro e la Turchia. Comincia imbarcandosi per Alessandria, dunque raggiunge Jaffa e Gerusalemme e infine, via Cipro, arriva a Costantinopoli.
Durante il soggiorno in Turchia un medico di Costantinopoli. le parla di una rara pianta che cresce in Jacuzia, un segreto ben custodito dai curatori locali. Kate Marsden non ha mai sentito parlare di quest’ erba miracolosa, che potrebbe alleviare i sintomi della lebbra e forse persino curarla. Non aspetta altro! Il medico le dice che cresce solo in Siberia. Alla fine del XIX secolo, quella vasta regione è sotto il controllo russo da quasi due secoli. È un luogo d’esilio, disconnesso dal resto del paese. La ferrovia transiberiana non esiste ancora, è un luogo quasi inaccessibile. La sua costruzione inizierà l’anno successivo, nel 1891. Ma Kate non si fa scoraggiare. Deve trovare quel rimedio! Ha mille difficoltà davanti ma nessuna di queste la ferma. “Se fosse stata la Kamchatka o il Polo Nord avrei cercato di raggiungerlo“, ha scritto in seguito. Dalla Turchia raggiunge Tbilisi e attraversando il Caucaso torna a Mosca. A Novembre 1890 incontra il governatore generale e chiede un’udienza alla Maria Fedorovna. La zarina non solo la riceve con interesse ma le fornisce una lettera di raccomandazione che invita chiunque incontri Kate a fornirle tutta l’assistenza di cui necessiti. Nel febbraio del 1891, Kate parte per la Siberia con un’amica che parla il russo, Ada Field.
Dopo una vita di viaggi, inizia così la sua incredibile traversata transiberiana che durerà 11 mesi.
È un viaggio incredibile, senza precedenti per una donna del diciannovesimo secolo, che inizia da Mosca e copre oltre 18.000 km in 11 mesi tra andata e ritorno. Kate viaggerà via treno, slitta, cavallo e chiatta. Dovrà arrangiarsi con i mezzi che trova. Scomodi e persino pericolosi. Per proteggersi dal freddo indossa un outfit talmente imbottito che non può neanche piegare le gambe e ha bisogno che tre uomini la mettano di peso sulla slitta. “Avevo un intero completo di capi Jaeger, che ho apprezzato di più con il passare dei mesi; poi untipo di corpo sciolto, foderato in flanella, un’ulster a piumino molto spessa, con maniche abbastanza lunghe per coprire interamente le mani, il collo di pelliccia che raggiunge abbastanza in alto da coprire la testa e il viso. Poi una pelle di pecora che arrivava ai piedi, e dotata di un colletto che passava sopra la pellicciauno. Poi, sopra la pelle di pecora, ho dovuto indossare una dacia, che è una pelliccia di pelle di renna. Un lungo e spesso paio di calze Jaeger fatte di capelli lunghi; sopra di loro un paio di signoricalze da caccia più spesse; su di loro un paio di stivali russi fatti di feltro, che salivano in altosopra il ginocchio; e sopra di loro un paio di valenkie di feltro marrone.” D’altronde provate a vivere così per 11 mesi in Siberia! Con temperature fino a 45° sotto zero.
Marsden e Field viaggiano insieme tra “urto, scossa, urto, scossa – su enormi blocchi di neve ghiacciati e dentro buche, su e giù per dossi e fossi… prima sbatti in alto, poi il trasporto dà un sussulto e prendi un colpo di lato; quindi… vieni sbalzato violentemente in avanti, poi nuovamente indietro” fino a Omsk, nel sud-ovest della Siberia. Da lì, Marsden continuerà da sola. Una carrozza trainata da cavalli la porta al fiume Lena, una chiatta la porta a Yakutsk e da lì continua a cavallo, cavalcando come un uomo. Ovunque si fermi, visita la prigione e l’ospedale e divide le sue provviste con gli esiliati che incontra. Alle donne regala una razione doppia. Ha con sé scorte di tè e zucchero e scatole di sardine ma anche – curiosamente – 18 kg di pudding. Perché si conserva bene, dice, ma anche perché le piace proprio tanto.
“Arrivai a Irkutsk in condizioni pietose. Per due giorni potei a malapena camminare.” Da Jakutsk però la strada è ancora tanta. Deve arrivare a Viljujsk e deve farlo a cavallo, non c’è altro modo. «Abbiamo iniziato il nostro lungo viaggio, 2000 miglia, a cavallo. La nostra cavalcata è stata curiosa. Consisteva di quindici uomini e trenta cavalli. […]. Ho cavalcato come un uomo perché i cavalli di Yakutsk sono così selvaggi che era impossibile cavalcare in modo sicuro, lateralmente come fa una donna. Inoltre, l’assenza di strade, e la propensione degli animali ad inciampare sulle pietre e tra le radici degli alberi con gli zoccoli che affondano nel fango hanno reso il viaggio estremamente difficile». Sono 3200 km “attraversando foreste, sprofondando in paludi, accampandoci di notte afflitti dalle zanzare, dormendo talvolta in yurte disgustosamente sozze e brulicanti di parassiti di ogni sorta, a volte così stanca e dolorante da non riuscire a smontare, con gli abiti zuppi di pioggia e senza possibilità di toglierli per farli asciugare.”
Lungo il tragitto chiede a chiunque incontri informazioni sulla misteriosa erba e riesce ad averne qualche campione. Nel villaggio di Sosnovka visita le misere yurte che ospitano i lebbrosi allontanati dalla comunità, costretti a vivere in poco spazio e condizioni igieniche disastrose, con abiti laceri e pochissimo cibo. È più che decisa a porvi fine.
È così che mette in piedi un ospedale alla fine del mondo.
L’erba di cui va a caccia però non si rivela decisiva come aveva sperato. Secondo un dizionario di lingua sacha del 1899 si tratta della rara kutchutka.
Ma l’intento di aprire un ospedale per lebbrosi in Siberia è ancora in cima alla sua lista. A dicembre intraprende il viaggio di ritorno verso Mosca e avvia una raccolta fondi per finanziare il centro che prevede la costruzione di un villaggio con due ospedali per uomini e donne, alloggi per il personale medico, una chiesa, laboratori, panetteria e obitorio.
Il suo sogno si corona quando l’ospedale di a Viljujsk nel 1897 viene inaugurato. Resterà in funzione fino al 1962! Ci pensate? Per contribuire al finanziamento del progetto Kate scrive il libro On Sledge and Horseback to Outcast Lepers, che racconta il suo viaggio, e intraprende un tour di conferenze nel Regno Unito e negli Stati Uniti dove partecipa alla World’s Columbian Exposition di Chicago. Viene ammessa alla Royal Geographical Society, una delle prime donne a farne parte, come Isabella Bird di cui abbiamo parlato qualche tempo fa in un altro articolo. È enorme il coraggio di questa donna senza paura che attraversa territori remoti e non teme di avvicinare i lebbrosi.
Purtroppo Kate, a causa dei suoi rapporti “mal visti” e della sua vita considerata “scandalosa” è oggetto di una pesante campagna diffamatoria.
Marsden, che è in perenne difficoltà finanziaria, viene accusata di frode per i fondi necessari alla sua spedizione, ma gli ispettori non sono in grado di provare alcuna illecita improprietà nelle finanze del suo viaggio in Siberia; così come non lo sono riguardo al successivo lavoro di beneficenza che svolge. Le autorità scelgono allora di sanzionarla per le rivelazioni sulla sua vita personale, in particolare per alcune delle sue relazioni con le donne. Kate non nega mai di avere avuto quelle relazioni amorose, anzi conferma che è vero, sebbene affermi di non essere mai stata l’istigatrice. Queste dichiarazioni, anche se l’omosessualità femminile non è reato nel 1895, alla fine, sigillano la sua caduta nell’opinione pubblica. Essere una lesbica è l’offesa peggiore. È un reverendo inglese (che strano) a San Pietroburgo ad accusarla di immoralità e a far aprire un’inchiesta ufficiale per appurare la fondatezza delle accuse. Si dimostra la sua innocenza ma ormai la sua reputazione è minata e molti finanziatori si tirano indietro.
È lo stesso periodo in cui Oscar Wilde subisce l’umiliazione di una condanna per omosessualità e Kate non se la sente di sottoporsi alla stessa mortificazione e soprattutto di essere imprigionata. Né dispone di denaro per sostenere le spese per difendersi. Per fortuna alcuni diplomatici inglesi e americani scrivono una lettera al Times che dichiara l’innocenza di Kate ma la fama dell’infermiera -esploratrice è ormai offuscata.
Negli ultimi 20 anni circa, gli storici hanno raccolto un quadro più completo della campagna d’accuse contro di lei. Kate era scomoda, molto scomoda: viveva in un modo in cui poche donne del suo tempo avevano il coraggio di vivere. L’accanimento verso la sua reputazione era dettato sia dai pregiudizi nei confronti delle donne in generale che dall’ansia per le relazioni lesbiche che non negava di avere.
Nel 1921 Kate pubblica un altro libro per rivendicare le motivazioni che l’hanno spinta lungo la strada che ha percorso, My Mission in Siberia. A Vindication.
Gli ultimi anni li trascorre in Inghilterra. Le sue condizioni di salute sono ormai seriamente minate. Muore a Londra nel 1931 e viene sepolta a Hillingdon. Nel Regno Unito viene presto dimenticata. Il remoto villaggio di Sosnovka nella repubblica di Sacha invece la ricorda ancora come la coraggiosa eroina giunta da lontano per salvare i malati di lebbra.
A anche noi siamo qui per questo. Per ricordare Kate, il suo incredibile viaggio e il suo infinito coraggio. (J.F.)
Fonti:
The Scandalous Life of Nurse and Adventurer Kate Marsden-She spent 11 months trekking to Siberia to find a cure for leprosy, but her love life overshadowed everything By Sarah Laskow
The The Extraordinary Tale of Kate Marsden: and my journey across Siberia in her footsteps di Jacki Hill-Murphy
Kate Marsden Victorian explorer extraordinaire (https://victoriankatemarsden.wordpress.com/)
L’avventurosa vita di Kate Marsden, l’infermiera esploratrice che attraversò la Russia per trovare una cura per la lebbra di Sara Mostaccio -Elle